Osteopata Enrico Bernardis

Quando si parla di deambulazione viene spontaneo pensare al piede, al ginocchio o all’anca.

Oltre a questi affascinanti strumenti di movimento abbiamo una serie di strutture che collaborano alla riuscita di un gesto che può sembrare, a primo acchito molto semplice, ma se analizzato con attenzione rivela una notevole complessità.

Tra le struttura che intervengono a perfezionare il gesto del passo una è poco menzionata: il perone detto anche fibula.

Osso lungo esile con due estremità che relazionano l’articolazione del ginocchio e quella della caviglia. Presenta un corpo o diafisi centrale e due estremità o epifisi l’una superiore, prossimale e l’altra inferiore, distale. Ha forma prismatico triangolare con tre lati: mediale, laterale e posteriore, e tre margini: anteriore, mediale e laterale. La faccia mediale presenta una cresta verticale parallela al margine anteriore detta cresta interossea sulla quale si impianta la membrana interossea che lo collega alla tibia.

La membrana interossea è formata da fibre oblique in direzione basso fuori che collegano saldamente le due ossa ed è importante notare la presenza di due fori: uno superiore ed uno inferiore. Il foro superiore da passaggio al nervo sciatico popliteo esterno è all’arteria tibiale anteriore. Il foro Inferiore da passaggio alla vena peroneale e all’arteria peroneale. In caso di diminuzione del loro diametro potremmo avere una disfunzione e/o riduzione dell’apporto arterioso, venoso e del trofismo con disturbi sensitivo-motori nel territorio del nervo sciatico popliteo esterno con conseguenze lungo l’arto inferiore.

Il perone è un osso adattativo per eccellenza. Il peso del corpo è scaricato sul piede dalla tibia, mentre la fisiologia della gamba viene gestita proprio dal perone. Esso trasmette il movimento della caviglia al ginocchio, interviene nella fisiologia rotatoria del ginocchio quindi anche quella meniscale e dell’articolazione sottoastragalica.

Dobbiamo tener presente che durante la deambulazione l’arto inferiore funziona come una somma di rotazioni: nella fase di primo contatto del piede al suolo l’appoggio è sul bordo esterno del calcagno, quindi globalmente in inversione (statisticamente…) avanzando nella fase del passo (fase mediana) si percorre il bordo esterno del calcagno e progressivamente il piede passa a pronato, con aumento della superficie di appoggio. Nella fase propulsiva (che occupa circa il 35% del tempo totale del passo) si completa il movimento elicoidale del piede atto a creare la forza d’ avanzamento.

Semplificando le cose il perone in flessione dorsale sale compie una rotazione interna e l’interlinea articolare si discosta.

In flessione plantare il perone scende, ruota esternamente e si approssima. Ecco che, se una disfunzione osteopatica colpisce il perone può creare alterazioni della fisiologia del passo/corsa con ripercussioni vascolari, nervose e a distanza.

Come accennavo prima sulla parte epifisaria superiore della fibula c’è una protuberanza (apofisi stiloidea) per l’inserzione del muscolo bicipite (che finisce sulla tuberosità ischiatica del bacino) e del legamento laterale esterno del ginocchio con fibre ad andamento basso-dietro che stabilizza i movimenti di rotazione e lateralità del ginocchio.

Ebbene disfunzioni osteopatiche del perone possono influenzare negativamente la fisiologia del bacino e quella del ginocchio, con conseguenze muscolari, articolare e meniscali. Se, per esempio, la testa del perone (estremità superiore) fosse posizionata in modo incongruo leggermente più alta e avanti, il L.L.E. (legamento laterale esterno), vista la sua direzione, si “detenderebbe” e favorirebbe una maggiore rotazione del ginocchio aumentando la pressione sui menischi.

L’estremità inferiore del perone condiziona la fisiologia delle articolazioni sottoastragaliche per l’intima connessione nella “pinza” bimalleolare, con l’osso astragalico che si articola poi con l’osso principale del piede: il calcagno.

La stabilità della “pinza” o mortaio tibio-peroneale durante il cammino è assicurata dalla coaptazione tra perone e tibia data dalla contrazione dei muscoli della gamba che hanno anche una decisa inserzione sulla, predetta, membrana interossea.

Sappiamo come la fisiologia dei menischi è fondamentale per un atleta, soprattutto negli sport di contatto. Di conseguenza è fondamentale valutare eventuali disfunzioni osteopatiche nella fisiologia del perone al fine di migliorare o prevenire problematiche meniscali allo sportivo trattato.

Se vi è sinergia tra articolazioni e muscoli il tutto fa sì che ci sia un movimento armonioso nel tempo e nello spazio.

Se c’è uno squilibrio nella sequenza motoria del passo, legato a una disfunzione osteopatica della sottoastragalica o come dicevamo prima del perone ci possono essere ripercussioni anche lungo la colonna vertebrale veicolate, per esempio, dal bicipite femorale.

Il perone può quindi entrare a pieno titolo tra le ossa più significative dell’essere umano, fermo restando il concetto…”se veramente esistono parti del corpo umano inutili”…; lungi da me la capacità e la volontà di sostenerlo.